La musicoterapia può rappresentare un valido strumento di trattamento complementare ai trattamenti farmacologi anti-cancro previsti dai protocolli scientifici, in particolar modo se viene integrata da un percorso terapeutico emozionale creato ad hoc per il singolo paziente
“La musica (…) produce a prima giunta nell’animo un ricreamento, l’innalza o l’intenerisce secondo le disposizioni relative (…), immerge l’ascoltante in un abisso di innumerabili e indefinite sensazioni” (Giacomo Leopardi).
Allorquando annotava queste parole nello “Zibaldone di pensieri” – raccolta di pensieri, memorie e meditazioni ove il dibattito sulle arti è posto al centro della sua riflessione filosofica ed ampio spazio è riservato ad affascinanti speculazioni sul senso della musica, ovvero “la più universale delle bellezze” – nella mente del Recanatese erano sicuramente presenti le testimonianze della antica cultura greca (Platone, Aristotele, Pitagora) in merito al rigenerante beneficio prodotto dalla musica sugli esseri umani, e doveva altresì essergli noto che già in quella civiltà era praticata qualche forma di terapia fondata sull’uso della musica.
In effetti, il termine “musicoterapia” origina proprio dal greco antico e deriva dalla combinazione dei termini “mousiké” (che si riferiva alla poesia quale era rappresentata nel mondo greco, ossia per mezzo del canto accompagnato da uno strumento musicale) e “therapeia” (che indicava il prendersi cura della esistenza e della condizione umana di qualcuno).
Tuttavia, soltanto nel XVIII secolo – con la stesura, ad opera del medico e musicista londinese Richard Brockiesby, del primo trattato di musicoterapia – è stata riconosciuta dignità scientifica a questa pratica terapeutica.
Negli ultimi decenni dell’era contemporanea, l’interesse nei confronti della musicoterapia è andato progressivamente aumentando, con particolare attenzione all’opportunità di impiegarla in modo mirato, tanto per la cura di varie malattie a componente psico-fisica, quanto per le patologie di natura oncologica.
Nel 1996, la “World Federation of Music Therapy” ha definito la musicoterapia come “modalità di approccio alla persona che utilizza la musica o il suono come strumento di comunicazione non verbale, per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche”.
Oggi, il termine “musicoterapia” sta ad indicare quella tecnica terapeutica che impiega la musica e gli elementi musicali (armonia, melodia, ritmo, timbro) al fine di favorire l’integrazione fisica, psicologica ed emotiva del paziente.
La musicoterapia si distingue in due diverse tipologie.
Nella forma attiva (interattiva), il paziente è musicalmente impegnato e incoraggiato a creare o descrivere le proprie esperienze con la musica.
Nella forma passiva (ricettiva), il paziente è coinvolto semplicemente con l’ascolto di musica.
Le tecniche terapeutiche da adottare sono scelte tra una varietà di diverse opzioni, in base alle esigenze di ogni singolo paziente, alle preferenze da lui manifestate e alla valutazione del musicoterapista, ed includono l’ascolto della musica (dal vivo o registrata), l’improvvisazione strumentale, tecniche di rilassamento e di movimento con la musica, e tanto altro ancora.
Come documentato da una revisione medico-scientifica di studi realizzata da un team di ricercatori del gruppo “Cochrane Collaboration” (Organizzazione internazionale no-profit impegnata nelle attività di raccolta, valutazione critica e diffusione di informazioni in campo clinico-sanitario, relative ad efficacia e sicurezza di trattamenti farmacologici o modalità terapeutiche), la musicoterapia può offrire buona compagnia e valido sostegno per i malati di cancro, in quanto – oltre ad aiutarli a liberare emozioni, infondendogli così maggior coraggio e convinzione nell’affrontare le cure – migliora la qualità della loro vita, attenuando alcuni sintomi psicologici e fisiologici della malattia.
Il progetto del gruppo Cochrane ha analizzato una serie complessiva di 52 studi (17 concernenti l’effetto della musica su persone sottoposte a chemioterapia o radioterapia, 20 riguardanti pazienti di chirurgia generale e 15 relativi a pazienti malati di cancro più in generale).
Di tutti gli studi considerati, 23 hanno trattato casi di musicoterapia attiva e 29 di semplice ascolto di brani musicali; in entrambi i gruppi di casi, la musica sembra aver prodotto buoni esiti, ma soltanto nei casi di musicoterapia attiva è stato rilevato un reale e duraturo beneficio alla qualità della vita dei pazienti.
Da quanto emerso da questo studio, la musicoterapia può rappresentare un valido strumento di trattamento complementare alle terapie farmacologiche anti-cancro previste dai protocolli scientifici, in particolar modo se viene integrata da un percorso terapeutico emozionale creato ad hoc per il singolo paziente.
Questo percorso musicale personalizzato – approntato da uno specialista – deve tener nel dovuto conto tutto quanto ha connotato il precedente vissuto del malato oncologico (esperienze, relazioni e ambiente), e non si limita a fargli ascoltare brani, ma – anche e soprattutto – stimola il paziente a cantare e a suonare (attraverso l’utilizzo di strumenti a percussione, a fiato o a tastiera), coinvolgendolo così direttamente nella produzione musicale.
Da diverse ricerche scientifiche, sono emersi i numerosi benefìci che la musicoterapia sembra apportare al paziente oncologico.
In particolare, pare che essa combatta la “fatigue” (forma di stanchezza estrema e persistente, da considerarsi come uno dei sintomi più debilitanti del tumore e delle relative terapie) e diminuisca la paura (legata alla non familiarità dell’ambiente ospedaliero), unitamente all’ansia e al dolore (effetti collaterali della chemioterapia e della radioterapia), aiutando così a sopportare la sofferenza fisica e a contrastare la depressione.
E ancora, la musicoterapia aiuta a ridurre la dipendenza da ansiolitici e antidolorifici, e a migliorare la qualità del sonno.
Inoltre, può determinare nel paziente una maggiore “compliance” (adesione alla cura e alle indicazioni terapeutiche ricevute) nei confronti dei trattamenti antitumorali.
Secondo Stefano Martini (Musicista e Presidente della Federazione Italiana Musicoterapia), il semplice ascolto della musica è di per sé benefico, sebbene conduca il paziente verso un miglioramento soltanto temporaneo del proprio umore, attraverso l’evocazione di ricordi passati ed emozioni, nonché di sensazioni visive, tattili e olfattive depositate nel vissuto di ognuno; ciò in quanto ognuno “ha una propria musica”.
Se invece, si vuol provare ad incidere in maniera più duratura sulla situazione del paziente, è necessario porre la sua mente nella condizione di creare una struttura capace di organizzare e gestire, nel modo più consono alla propria indole, i suoni provenienti dall’ambiente e affidarsi ai trattamenti di uno specialista che lo spinga a risvegliare e a far funzionare a dovere quelle innate “strutture musicali” presenti in ogni essere umano.
In questo modo, dunque, l’ascolto della musica può procurare considerevole sollievo ai malati di cancro.
È opportuno chiarire che la musicoterapia non influisce direttamente sul cancro, ma può produrre un notevole impatto sull’umore del malato e, talvolta, può fare la differenza nel modo in cui il paziente affronta la propria patologia.
Come già esposto, l’efficacia della musicoterapia per i pazienti oncologici è stata documentata in numerosi studi e pubblicazioni che ne hanno illustrato i peculiari benefìci.
A questo punto, merita una segnalazione anche “Music and movement therapy”, un programma terapeutico basato sulla musica e sul movimento, per le donne che hanno subìto la chirurgia del seno, la dissezione dei linfonodi e il linfedema (cronico accumulo di liquidi a livello interstiziale, conseguenza permanente di alcuni interventi di chirurgia oncologica per l’asportazione di uno o più linfonodi in casi di tumori al seno e melanomi).
Il movimento (spontaneo o ritmico) con la musica è uno strumento terapeutico che in queste donne genera pensieri positivi e sensazioni di diffuso benessere. La partecipazione ad esperienze musicoterapiche di gruppo, le conduce fuori dall’isolamento, attivando vicendevoli e intensi scambi emotivi.
Questo programma aiuta le pazienti a riacquistare le proprie naturali movenze, a potenziare l’energia interiore, a rifiorire (fisicamente ed emotivamente) e – soprattutto – a guarire e rinascere, ritrovando tutta la grazia e la femminilità.
Tutti i malati di cancro vanno curati sempre secondo i protocolli certificati dalla ricerca scientifica e con il supporto delle tecnologie più avanzate, ma la musica può essere valida alleata nelle terapie, perché aiuta i pazienti oncologici ad uscire dall’isolamento, a ridestare in essi le migliori risorse interiori, e a renderli più attivi e partecipi nel cammino verso la guarigione.
La musica è terapia della felicità, energia pura nei momenti più duri, voglia di credere in qualcosa di straordinario. In alcuni casi, la musica non è un dettaglio nella cura, perché la musica “parla” e si rivolge alle emozioni. E le emozioni sono vita.
Avv. Michele Ametrano
FONTI:
- Giacomo Leopardi – “Zibaldone di pensieri” (1817-1832)
- Michael Balint – “Medico, paziente, malattia” (1957)
- Giovanni Comotti – “La musica nella cultura greca e romana” (1979)
- GJ Kerkvliet – “Music therapy may help control cancer pain” (1990)
- Leslie Bunt – “Music therapy: an art beyond words” (1994) Teresa De Monte – “La musica. Linguaggio dei cieli” (2012)
EMERGENZA CORONAVIRUS
In merito all’emergenza coronavirus, la Fondazione Bartolo Longo III Millennio ha disposto un presidio informativo e di supporto per i pazienti oncologici impegnati in cicli di chemioterapia.
Tutti i dettagli sono esposti nella sezione dedicata all’emergenza (CLICCA QUI).
LEGGI ANCHE: Bambini malati di cancro: il diritto al gioco e i benefici della “Play Therapy”
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