
Nell’ultimo tratto della propria esistenza, il mio caro fratello Ernesto, anche nei momenti in cui il calvario di sofferenza e dolore maggiormente l’angustiava, non ha mai smesso di sentirsi pienamente grato alla vita. Proprio così, Ernesto ha costantemente personificato il sentimento di un animo grato alla vita, grato a chi gliela aveva donata, grato a quanti gli han voluto sinceramente bene.
Avvertendo il progressivo approssimarsi del congedo dalla vita terrena, Ernesto – ispirato dal proposito di palesare in concreto quel sentimento di gratitudine – ha maturato, insieme al nostro caro Sergio, il progetto di una Fondazione dedicata alle tematiche oncologiche e, in particolare, alle persone bisognose di cura e assistenza; associarne e ispirarne la denominazione alla figura e allo spirito di Bartolo Longo è stato il naturale approdo di un moto spontaneo del suo pensiero.
Fin dall’età scolare, Ernesto – grazie alla sua intelligenza poliedrica – ha saputo spaziare con disinvoltura attraverso i saperi letterari, scientifici e artistici. La sete di conoscenza l’ha accompagnato per l’intera esistenza, portandolo a vivere con approccio pienamente consapevole ogni personale esperienza.
Così è stato anche con la propria malattia.
Pensando a lui, mi sovviene il limpido ricordo del suo percorso lungo il sentiero della musica, vera passione e filo conduttore di una vita. Al riguardo, rammento alcuni pensieri di cui intese rendermi partecipe allorquando, in giovanissima età, ebbe a confidarmi la circostanza che proprio le strade della musica – e l’armonia delle note – l’avessero avvicinato agli ideali del pacifismo universale, ideali in cui si riconosceva anche per l’indole e per l’atteggiamento nei confronti del prossimo.
Da cittadino pompeiano, aveva appreso che Bartolo Longo, proprio dell’ideale della Pace, era stato straordinario promotore con i due plebisciti mondiali dedicati, appunto, a tale bene universale.
Fu questo il suo primo fugace incontro con Bartolo Longo.
Ma la figura di Bartolo Longo, da allora rimasta silente nei più reconditi recessi del suo animo, era destinata a riemergere nelle sue riflessioni, con il recupero e la riscoperta di quel filo sottile ma saldo che tanti anni addietro l’aveva già legato al nostro Beato.
Negli ultimi mesi della sua vita, a ridestare quel legame ideale e spirituale è stato l’immedesimarsi di Ernesto nel laico approccio col quale Bartolo Longo ha connotato la sua progettualità e le sue opere, in un’ampia visione che ha coniugato gli ideali di beneficenza educatrice con quelli di civiltà e scienza.
Bartolo Longo ha realizzato le sue opere da uomo e apostolo laico.
Ernesto si è identificato in quella laicità illuminata, reinterpretandola e vivendola non soltanto in quanto espressione autonoma del proprio esser laico rispetto alla Chiesa e al mondo circostante (e alla sua “consacrazione”), ma anche e soprattutto quale portatore di valori propri, anche religiosi, attinenti ad ogni laico (e, dunque, a sé medesimo) e ai suoi più peculiari interessi e attività culturali, professionali e sociali.
Ecco spiegato il perché della scelta di mio fratello Ernesto, uomo di infinita bontà e generosità, grato alla vita e attratto da ogni sapere.
Ecco il suo atto di fede.
Avv. Michele Ametrano
