San Leopoldo Mandic è stato nominato patrono dei malati oncologici: Una vita all’insegna della solidarietà e della vicinanza alla sofferenza. Un tratto importante della sua esistenza lo lega a Pompei e alla figura di Bartolo Longo
Lo scorso 6 Febbraio, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, presieduta dal Cardinale Robert Sarah, con proprio decreto, emesso a conclusione di un iter lungo e complesso (avviato dall’Ordine dei Frati Cappuccini e da un gruppo di medici di Padova), ha ufficialmente riconosciuto Padre Leopoldo Mandic – un frate cappuccino di origine croata, morto a causa di un tumore, già beatificato nel 1976 da Paolo VI e canonizzato nel 1983 da Giovanni Paolo II (che lo indicò come modello dei confessori) – Patrono dei malati oncologici d’Italia, con le seguenti parole:
“San Leopoldo Mandic da Castelnuovo, presbitero dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che spese tutta la sua vita nell’esercizio del ministero della Riconciliazione e, che, colpito da una malattia tumorale, ne portò il grave e prolungato peso con fede serena, è venerato con particolare devozione dai malati e dai loro familiari. Per questo motivo, accogliendo gli unanimi voti dei fedeli, la Conferenza dei Vescovi italiani ha approvato l’elezione di San Leopoldo quale Patrono presso Dio dei malati di tumore d’Italia”.
Il solenne annuncio è stato reso, due giorni dopo, dalla Diocesi di Padova, dove si trova il Santuario di San Leopoldo che ne custodisce le spoglie.
Il Vescovo di Padova, Monsignor Claudio Cipolla ha dichiarato: “Questo riconoscimento è un’occasione per farsi prossimi a tutti i bisogni di attenzione e vicinanza di chi vive la malattia, specie in campo oncologico. È un modo per essere vicini a malati e familiari, che spesso si trovano soli, ma anche agli operatori sanitari: è un modo per ascoltare la sofferenza”.
In occasione della XXVIII Giornata Mondiale del Malato, svoltasi l’11 Febbraio, il Vescovo Cipolla ha ricordato il nuovo Patrono dall’altare della Basilica del Santo di Padova.
Padre Leopoldo nacque nell’anno 1866 a Castelnuovo di Cattaro, paese situato nella provincia di Dalmazia (all’epoca parte dell’Impero Austriaco), ove i frati francescani cappuccini della provincia veneta prestavano la loro opera. Fu battezzato col nome di Bogdan Ivan.
All’età di diciotto anni, vestì l’abito francescano ed assunse il nome di “fra Leopoldo”, impegnandosi a vivere secondo la regola di San Francesco d’Assisi.
Fu uomo di vasta intelligenza e di solida formazione teologica e filosofica, nonché – per l’intero corso della sua esistenza – fervido testimone della riconciliazione e promotore dell’ideale ecumenico.
La promozione dell’unione con la Chiesa Cattolica dei cristiani orientali separati costituì un motivo ispiratore del suo tragitto vocazionale e spirituale. Tuttavia, la predicazione missionaria in terra d’Oriente, per la quale aveva fatto espressa domanda ai suoi superiori, gli fu sempre preclusa, a causa di un difetto di pronuncia, nonché di una esilissima costituzione fisica e di una salute assai cagionevole.
I malanni fisici che lo accompagnarono fin dalla giovane età indussero Padre Leopoldo ad immedesimarsi nell’altrui sofferenza e a recare umano conforto alle persone ammalate.
Visse prevalentemente in Italia, nella città di Padova. Ma egli mantenne sempre un legame forte e indissolubile con la terra natia, senza mai rinunciare alla cittadinanza austriaca; ciò in quanto coltivò costantemente l’intimo desiderio di ritornare un giorno come missionario nella propria patria.
Da quest’ultimo aspetto discende un momento significativo della sua biografia legato a Pompei e al Santuario Mariano, che è grato evocare in queste righe.
In effetti, la sua cittadinanza austriaca e il suo fermo rifiuto a rinunciarvi ne comportò – subito dopo la disfatta militare italiana a Caporetto nell’anno 1917 – la sottoposizione a indagini di polizia e, successivamente, il confino in Italia meridionale, che scontò presso i conventi di Tora, Nola e Arienzo.
Conclusasi la Grande Guerra, gli fu consentito di fare rientro al Convento dei Cappuccini di Santa Croce in Padova.
Una delle prime tappe da lui compiute durante questo viaggio di ritorno – che visse soprattutto come percorso di elevazione spirituale – fu proprio presso il Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, eretto per opera di Bartolo Longo, dove ebbe modo di sostare e raccogliersi in preghiera.
Padre Leopoldo si congedò dalla vita terrena, quasi interamente dedita al ministero della confessione, all’alba del 30 Luglio del 1942.
Negli ultimi anni della vita, la sua salute – da sempre malferma – era stata ulteriormente minata da un tumore all’esofago. Ma la sofferenza e il calvario della malattia non ne intaccarono mai il sorriso, l’umanità e la benevolenza nei confronti del prossimo.
La vita di San Leopoldo Mandic, improntata ai valori della solidarietà e della vicinanza umana alla sofferenza – valori promossi dalla Chiesa, ma talmente universali e condivisi, da travalicare ogni fede e orientamento – ha ispirato alcune sentite parole, dedicate ad ogni malato oncologico, pronunciate da Don Massimo Angelelli, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute:
“Quando arriva la diagnosi di tumore, la vita della persona e dei suoi familiari è sconvolta. Lì c’è bisogno di una dimensione che va oltre la scienza: quella della relazione. La persona malata di tumore vive un momento estremamente difficile, di particolare solitudine e la Chiesa, nel momento della vulnerabilità, si fa vicina ai malati. Non basta la terapia, c’è bisogno anche di vicinanza, di un sostegno relazionale. Ci piace immaginare che, come la Chiesa si fa prossima ad ogni malato di cancro, così ognuno di questi malati possa trovare in Padre Leopoldo una figura accanto”.
Avv. Michele Ametrano
EMERGENZA CORONAVIRUS
In merito all’emergenza coronavirus, la Fondazione Bartolo Longo III Millennio ha disposto un presidio informativo e di supporto per i pazienti oncologici impegnati in cicli di chemioterapia.
Tutti i dettagli sono esposti nella sezione dedicata all’emergenza (CLICCA QUI).
LEGGI ANCHE: La comunicazione tra il medico e il malato oncologico: l’attuale quadro normativo e il protocollo SPIKES
Il cancro si combatte insieme!
In questo momento tanti malati oncologici non possono permettersi cure tempestive e adeguate.
Aiutiamoli insieme!
Il cancro si combatte insieme!
In questo momento tanti malati oncologici non possono permettersi cure tempestive e adeguate.
Aiutiamoli insieme! Basta un piccolo contributo mensile.
Il cancro si combatte insieme!
In questo momento tanti malati oncologici non possono permettersi cure tempestive e adeguate.
Aiutiamoli insieme! Basta un piccolo contributo annuale.
Scegli un importo
In alternativa inserisci un importo personalizzato.
Ciò che viene dal tuo cuore!
Grazie!
Grazie!
Grazie!
Fai una donazioneDona mensilmenteDona annualmenteSeguici sui nostri canali social:
Pagina Facebook
Pagina Instagram
Pagina LinkedIn
Account Twitter
Canale YouTube
Profilo Pinterest
1 Comment