Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha dimostrato che l’eliminazione dell’Helicobacter pylori mediante un ciclo antibiotico riduce di oltre il 50% il rischio di tumore allo stomaco nelle persone aventi una storia familiare con questa neoplasia
Nonostante possa essere prevenuto, il carcinoma dello stomaco risulta una delle neoplasie più comuni al mondo e continua a provocare numerosi di decessi.
Tra le neoplasie diagnosticate, il tumore gastrico si colloca – quanto a incidenza – al quarto posto nel mondo (e al quinto posto in Europa), mentre si trova al secondo posto per mortalità.
Negli ultimi anni, la sua incidenza è andata progressivamente calando, mentre risulta ancora elevata nelle popolazioni in via di sviluppo e nell’Asia Orientale, dove viene diagnosticata oltre la metà dei casi mondiali (circa un milione di casi complessivi ogni anno), presentando una frequenza doppia negli uomini rispetto alle donne. In Italia, sono rilevati annualmente circa 14.000 nuovi casi, con analoga maggiore incidenza negli individui di sesso maschile.
La bassa sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è dovuta anche al fatto che spesso i suoi sintomi, nelle fasi iniziali, risultano alquanto vaghi e possono essere confusi con quelli relativi alla difficoltà di digestione; tale circostanza comporta una diagnosi tardiva, allorquando il tumore versa in forma avanzata o metastatica e non è più possibile procedere a un trattamento terapeutico.
Comunque, gli anni recenti hanno segnato un progressivo incremento della sopravvivenza dei pazienti affetti da carcinoma dello stomaco in fase avanzata; ciò in virtù dell’aumento delle conoscenze biomolecolari e della disponibilità di nuovi farmaci antitumorali, unitamente alla gestione multidisciplinare di ogni malato.
Nel tumore dello stomaco la cancerogenesi costituisce un processo multifattoriale, nel quale possono intervenire: le infezioni da Helicobacter pylori (il batterio dell’ulcera), la familiarità, i fattori ambientali, l’alterata secrezione acida, la produzione nell’organismo di nitrosammine (molecole potenzialmente cancerogene derivanti dalle modificazioni chimiche subite dai nitriti e dai nitrati, utilizzati soprattutto nella conservazione della carne e degli insaccati, dei quali è pertanto sconsigliato un consumo eccessivo e prolungato), la ridotta assunzione di alimenti antiossidanti (cereali integrali, vitamina C, carotenoidi) che a sua volta determina un effetto potenziato delle nitrosammine nella cancerogenesi.
Da alcuni studi prospettici risulta anche una diretta correlazione tra la quantità di sigarette fumate e l’insorgenza del tumore gastrico.
Con specifico riguardo all’Helicobacter Pylori, una correlazione diretta tra l’infezione da esso provocata e il tumore dello stomaco è stata rilevata nei Paesi con un’elevata incidenza di questa neoplasia. La colonizzazione dello stomaco da parte di questo germe determinerebbe l’insorgenza di lesioni progressive che evolverebbero dalla gastrite cronica al cancro.
A tal merito, va altresì evidenziato che lo stomaco risulta la sede più frequente di linfoma del tratto gastroenterico; il 50% dei relativi casi è rappresentato dal linfoma MALT (Mucosa Associated Lymphoid Tissue, ossia Tessuto Linfonoide Associato alle Mucose), a sua volta strettamente correlato all’infezione da Helicobacter pylori.
Il linfoma MALT costituisce una rara forma aggressiva di linfoma non-Hodgkin che colpisce le cellule B; esso cresce a spese del tessuto linfoide presente nelle membrane mucose e soltanto raramente invade i linfonodi. Come accennato, si può sviluppare nel tratto gastrointestinale (soprattutto nello stomaco), oltre che nei polmoni e negli apparati ghiandolari (tiroide, ghiandole lacrimali e mammarie).
L’Helicobacter pylori è un microrganismo alquanto diffuso e, secondo alcune stime, colonizza ed infetta le pareti dello stomaco di circa la metà della popolazione mondiale. Questo batterio difficilmente viene aggredito dalle cellule del sistema immunitario e la sua sopravvivenza nell’ambiente gastrico è favorita da un particolare enzima (l’ureasi). Nella maggior parte dei casi, le persone contraggono l’infezione durante l’infanzia e, solitamente, non presentano alcun sintomo o segno.
Dopo essersi insediato nella mucosa gastrica, questo batterio provoca un persistente stato infiammatorio, condizione a sua volta predisponente allo sviluppo di eventuali patologie. Circa il 10-15% delle persone infettate sviluppa ulcera peptica (duodenale o gastrica), dolore epigastrico o dolore collegato al senso di fame. Negli individui che sviluppano un’ulcera gastrica possono verificarsi sanguinamenti gastrici o duodenali, come anche sintomi ostruttivi. Allorquando una persona contrae l’infezione in età adulta, sviluppa solitamente gastrite acuta, che comporta dolore epigastrico, nausea e, talvolta, anoressia.
Come è stato anticipato, l’infezione derivante da questo microrganismo costituisce un fattore di rischio primario per il tumore allo stomaco. Infatti, un’infezione cronica da Helicobacter pylori protrattasi per decenni provoca un’atrofia della mucosa gastrica, compresa la perdita della struttura ghiandolare delle mucose o la metaplasia intestinale. Tali alterazioni della mucosa predispongono all’insorgenza del carcinoma gastrico e sono considerate un fattore di rischio coerente per lo sviluppo di questa neoplasia.
La terapia per l’eradicazione dell’Helicobacter pylori consiste essenzialmente nella somministrazione di antibiotici e inibitori della pompa protonica.
Uno studio randomizzato condotto presso il National Cancer Center di Goyang in Corea del Sud – i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “New England Journal of Medicine” – ha dimostrato che l’eliminazione dell’Helicobacter pylori mediante un ciclo antibiotico riduce di oltre il 50% il rischio di tumore allo stomaco nelle persone aventi una storia familiare con questa neoplasia (e dunque già di per sé ad elevato rischio di contrarla). Dall’indagine è emerso che in caso di eradicazione di tale batterio si potrebbero prevenire l’80-90% dei casi di cancro dello stomaco nelle persone al di sotto dei 40 anni e un caso su 4 negli individui anziani.
In questo studio “a doppio cieco” [1], gli scienziati hanno sottoposto alla sperimentazione 1676 individui, tutti ad elevato rischio di cancro dello stomaco, in quanto aventi una storia familiare (nei parenti di primo grado) collegata a tale malattia. Dopo aver accertato che tutti i partecipanti risultavano infettati dal batterio dell’ulcera, si è deciso di distribuirli casualmente in due gruppi, aventi simili caratteristiche basali, inclusa l’età media (pari a circa 48,8 anni). Gli 832 individui del primo gruppo sono stati sottoposti alla terapia antibiotica di eradicazione del batterio consistente in 30 mg di lansoprazolo (un inibitore della pompa protonica), 1000 mg di amoxicillina e 500 mg di claritromicina da assumersi due volte al giorno per una settimana, mentre agli altri 844 individui è stato somministrato un placebo.
Lo sviluppo del cancro gastrico rappresentava l’endpoint primario dello studio, mentre lo sviluppo del tumore in funzione dello stato di eradicazione, valutato durante il periodo di follow-up, era l’endpoint secondario.
Dopo un follow-up mediano di 9,2 anni, è stato rilevato che 10 individui appartenenti al gruppo trattato con antibiotici (ovvero l’1,2%) e 23 appartenenti al gruppo trattato con placebo (ovvero il 2,7%) hanno sviluppato il cancro gastrico.
Tra i 10 partecipanti nel gruppo sottoposto a trattamento con antibiotici che hanno sviluppato la neoplasia allo stomaco, 5 (dunque, il 50%) soffrivano in precedenza di una persistente infezione da Helicobacter pylori.
Il tumore allo stomaco si è sviluppato in 5 dei 608 partecipanti (dunque, lo 0,8%) che hanno raggiunto l’eradicazione batterica e in 28 dei 979 partecipanti (dunque, il 2,9%) con infezione persistente.
Dallo studio è altresì emerso che gli effetti collaterali del trattamento sono stati per lo più lievi: si sono verificati nel 53% dei partecipanti nel gruppo sottoposto a trattamento con antibiotici e nel 19,1% dei partecipanti del gruppo placebo. Gli effetti collaterali più comuni erano alterazione del gusto, nausea, diarrea e dolore addominale.
Quanto al numero di decessi, ne sono stati rilevati 16 nel gruppo di trattamento con antibiotici e 18 nel gruppo placebo, e non sono state osservate significative differenze nelle percentuali di sopravvivenza tra i partecipanti ai due diversi gruppi.
In sostanza, gli esperti hanno stimato che trattare l’Helicobacter pylori con antibiotici riduce del 55-73% il rischio di tumore dello stomaco per gli individui ad elevato rischio di sviluppare la neoplasia.
Queste le conclusioni formulate dagli autori dello studio: “Le persone con una storia familiare di cancro allo stomaco dovrebbero essere testate attivamente per la presenza di Helicobacter pylori e, se positive, essere sottoposte a trattamento antibiotico. Gli attuali rapporti di consenso statunitensi hanno opinioni contrastanti su questo problema, ma il nostro studio suggerisce chiaramente che l’infezione dovrebbe essere trattata”.
[1] Trattasi di una modalità di somministrazione di un farmaco nell’ambito di una sperimentazione scientifica. Essa prevede che il paziente e il medico non conoscano le caratteristiche del farmaco somministrato (tipologia, dosaggio, et cetera), ed è finalizzata a garantire il maggior livello di neutralità possibile, vale a dire a ridurre al minimo gli errori ovvero il rischio di influenzare il risultato della ricerca. Quando si somministra un farmaco non va infatti mai trascurata la componente psichica (sia in chi riceve il farmaco sia in chi lo somministra) che può condurre a conclusioni inattendibili o mendaci. Concretamente, si dividono i pazienti in due gruppi: ad uno si somministra un tipo di farmaco, all’altro invece un farmaco differente o un placebo. Soltanto una terza persona, non direttamente coinvolta nella sperimentazione, sarà a conoscenza di chi sia ad aver assunto cosa. La somministrazione di un farmaco in doppio cieco deve essere sottoposta al vaglio di un comitato etico cui è rimessa la valutazione che l’eventualità di somministrare un farmaco piuttosto che un altro, o addirittura un placebo, non metta seriamente a rischio la salute del paziente. Infine, prendere parte ad una sperimentazione prevede la sottoscrizione di un “consenso informato”, nel quale sia reso esplicito che il paziente partecipa liberamente allo studio, conscio di eventuali rischi e benefici cui potrebbe andare incontro.
Avv. Michele Ametrano
FONTI:
- Il Ju Choi, Chan Gyoo Kim, Jong Yeul Lee, Young-Il Kim, Myeong-Cherl Kook, Boram Park, Jungnam Joo – “Family History of Gastric Cancer and Helicobacter pylori Treatment” in New England of Journal Medicine (2020). Link: https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1909666
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