Nonostante l’emergenza Covid-19, ai pazienti oncologici che necessitano di interventi chirurgici necessari verranno garantite le operazioni
Non verranno rimandati gli interventi chirurgici necessari per i pazienti oncologici. A dichiararlo è stato Alessandro Gronchi – Presidente della Società Italiana di Chirurgia Oncologica e responsabile della Chirurgia dei Sarcomi all’Istituto Nazionale Tumori di Milano – in un’intervista di Vera Martinella per il Corriere della Sera. “Tutti i pazienti candidabili a un intervento, specialmente se salvavita, continuano a riceverlo – sottolinea Gronchi –. Sia nelle Regioni attualmente ‘sotto assedio’ per l’epidemia di coronavirus, come Lombardia e Veneto, sia, a maggior ragione, nel resto del Paese, dove gli ospedali non sono ancora così sotto pressione“.
In questo modo Gronchi ha voluto tranquillizzare i circa 300 mila italiani che ogni anno necessitano di un intervento chirurgico per l’asportazione di un tumore. “I malati di tumore non vengono dimenticati per l’emergenza Covid-19, né sono trascurati a favore dei pazienti con coronavirus“, ha specificato. Resta, però, la preoccupazione dovuta all’attuale sovraffollamento delle terapie intensive, anche se non tutti gli interventi di asportazione delle neoplasie necessitano di un passaggio in questi reparti.
Non tutte le operazioni, però, potranno svolgersi nell’immediato. Infatti, come puntualizza lo stesso Gronchi, è stato stilato un ordine di priorità che pone in una condizione di precedenza gli interventi urgenti e/o necessari, ma, allo stesso tempo, inevitabilmente rimanda quelle operazioni relative a neoplasie non aggressive. “Sia ben chiaro che si cerca di garantire a tutti coloro che necessitano assolutamente di un’operazione in tempi brevi che questa venga effettuata. Ai pazienti è stato dato un ordine di priorità in base alle caratteristiche della malattia, in maniera da poter garantire a tutti il trattamento più adeguato possibile. Ma se la neoplasia – conclude – non è particolarmente aggressiva (come ad esempio molti tumori della prostata o alcuni tipi di cancro al seno o alla pelle), valutando caso per caso, si può decidere di rinviare. In altri casi, se disponibili, si opta per ‘trattamenti ponte’ con radioterapia oppure farmaci che hanno lo scopo di tenere bloccata la malattia nel frattempo“.
Coronavirus e cancro: quali i casi più a rischio
I pazienti oncologici sono i soggetti maggiormente a rischio per l’epidemia di Covid-19, insieme agli anziani, i diabetici e a tutti coloro che hanno patologie croniche respiratorie, cardiovascolari o renali. Particolarmente fragili, però, risultano essere i pazienti con diagnosi di tumore al sangue. A spiegarlo al Corriere della Sera è Paolo Corradini, Presidente della Società Italiana di Ematologia, che evidenzia come “i pazienti con diagnosi di tumore del sangue sono più ‘delicati’ di tutti perché il loro sistema immunitario è maggiormente in difficoltà“. “Le terapie prescritte per curare le neoplasie ematologiche – sottolinea – sono spesso immunosoppressive, ovvero hanno l’effetto di annullare (o ridurre moltissimo) le normali difese dell’organismo“.
È ciò che accade, per esempio, a chi si sottopone a un trapianto di midollo o a chi viene trattato con le terapie CAR-T, basate sull’uso dei linfociti del paziente. Altri pazienti soggetti a immunosoppressione sono coloro che devono affrontare pesanti cicli di chemioterapia o radioterapia per combattere in maniera efficace un tumore (del sangue o solido) maggiormente aggressivo.
EMERGENZA CORONAVIRUS
In merito all’emergenza coronavirus, la Fondazione Bartolo Longo III Millennio ha disposto un presidio informativo e di supporto per i pazienti oncologici impegnati in cicli di chemioterapia.
Tutti i dettagli sono esposti nella sezione dedicata all’emergenza (CLICCA QUI).
LEGGI ANCHE: La tutela giuridica per i lavoratori malati di cancro e per i lavoratori caregivers in tempo di Coronavirus
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