L’uso scorretto di antibiotici può aumentare il rischio di tumore al colon

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Secondo uno studio dell’IEO di Milano, l’utilizzo improprio di antibiotici potrebbe compromettere l’efficacia delle terapie anticancro per il tumore al colon

Gli antibiotici sono farmaci, di origine naturale (antibiotico in senso stretto) o di sintesi (chemioterapico), in grado di rallentare o fermare la proliferazione dei batteri. Si distinguono pertanto in batteriostatici (cioè bloccano la riproduzione del batterio, impedendone la scissione) e battericidi (cioè uccidono direttamente il microrganismo). Non hanno, però, effetto contro i virus [1].

Tuttavia, ferma restando la loro importanza nel trattamento delle infezioni batteriche, l’utilizzo scorretto di antibiotici può portare a gravi conseguenze. In primo luogo, in particolare negli ultimi decenni, un loro uso non corretto ha provocato lo sviluppo e la diffusione di batteri resistenti, in merito ai quali gli antibiotici non sono più efficaci e la malattia derivata dall’infezione può protrarsi più a lungo o persino aggravarsi. In secondo luogo, un utilizzo improprio può anche alterare le funzioni del sistema immunitario intestinale favorendo le infiammazioni croniche e, addirittura, il rischio di tumori.

Inoltre, stando a quanto emerge da uno studio dei ricercatori del Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano, lo scorretto utilizzo prolungato di antibiotici può portare ad una diminuzione dell’efficacia delle terapie anticancro per il tumore al colon. In questo lavoro, coordinato da Federica Facciotti e Francesco Strati, i ricercatori hanno preso in esame alcune terapie antibiotiche ad ampio spettro, come la vancomicina e la streptomicina, e ne hanno studiato gli effetti attraverso modelli sperimentali. I risultati della ricerca sono pubblicati sulla rivista Microbiome.

Gli antibiotici, infatti, non si limitano ad agire sui germi patogeni per i quali vengono prescritti e somministrati, ma possono modificare la composizione e la biodiversità del microbiota intestinale, ovvero la comunità di tutti i microrganismi che abitano il nostro apparato digerente, senza distinguere gli organismi nocivi da quelli definibili come “amici”. Danneggiando la biodiversità del microbiota, gli antibiotici compromettono l’equilibrio (l’omeostasi) tra microbiota e sistema immunitario, diminuendo la capacità del colon di tenere sotto controllo le infiammazioni o di resistere all’attacco di nuovi batteri patogeni. L’alterazione del microbiota (disbiosi) provocata dagli antibiotici compromette, infatti, la normale funzionalità dei linfociti T della parete intestinale e delle cellule immunitarie chiamate iNKT (Invariant Natural Killer T).

La nostra scoperta – spiega Facciotti in un intervista concessa a Repubblica – ha un grande valore clinico per la prevenzione e la cura di malattie importanti come le patologie infiammatorie croniche intestinali, per esempio la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa, che, oltre ad avere di per sé stesse un impatto negativo sulla qualità di vita di chi ne è affetto, sono collegate ad un aumento del rischio individuale di sviluppare tumori del colon”.

I dati epidemiologici – prosegue – hanno già evidenziato il legame fra l’uso di antibiotici ad ampio spettro e rischio aumentato di sviluppare funzioni aberranti del sistema immunitario. Noi abbiamo approfondito il perché e lo abbiamo dimostrato in modelli sperimentali di malattia. In sintesi, la terapia antibiotica infrange i meccanismi di compensazione fra microbiota e sistema immunitario, privando l’organismo delle barriere naturali più efficaci contro diverse patologie dell’apparato digerente, incluso il cancro al colon”.

Negli ultimi anni – conclude – si è capito che l’alterazione del microbiota intestinale a causa dell’utilizzo degli antibiotici rende le terapie anticancro meno efficaci proprio perché indebolisce le funzioni del sistema immunitario, che sono invece fondamentali nel successo delle terapie oncologiche. In questo momento in laboratorio stiamo studiando come le alterazioni del microbiota in pazienti di cancro al colon contribuiscano a rendere più debole il sistema immunitario e quindi a diminuire la capacità dei pazienti di combattere efficacemente i tumori del colon-retto”.

Tuttavia, non bisogna generalizzare. “Gli antibiotici – spiega infatti Strati – hanno diversi meccanismi di azione e per questo possono alterare diversamente il microbiota in seguito al loro utilizzo. Abbiamo scoperto che l’uso di vancomicina e streptomicina modifica il microbiota al punto da favorire l’aumento di microrganismi con caratteristiche pro-infiammatorie, compromettendo la corretta funzionalità del sistema immunitario. L’uso di metronidazolo, invece, ha mantenuto la capacità del sistema immunitario di controllare l’infiammazione intestinale favorendo l’espansione di specie microbiche con proprietà anti-infiammatorie, nonostante il suo uso abbia comunque alterato la composizione del microbiota intestinale”.

In merito a questo studio, il gruppo di ricerca ha comunicato che il prossimo passo consisterà nell’individuare sistemi per riportare il microbiota alterato a uno stato di normalità. Per gli studiosi, ciò potrebbe essere possibile “attraverso la dieta o con la somministrazione di batteri buoni, in modo da sostenere le funzioni antitumorali del sistema immunitario”.

[1] Ad eccezione di una possibile attività antivirale della rifampicina nei Poxvirus. (Fonte: Tan KB, McAuslan BR. Effect of rifampicin on poxvirus protein synthesis)

FONTI:


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