Uno studio condotto dall’Università di Verona ha permesso di identificare l’Interleuchina 8 (IL8) come biomarcatore per il tumore al pancreas e per la risposta dei pazienti al farmaco nanotecnologico sperimentale nal-IRI
Il cancro al pancreas rimane una delle neoplasie umane più letali e poco conosciute e, con ogni probabilità, continuerà ad essere un grave e parzialmente irrisolto problema legato alla salute in tutto il ventunesimo secolo. In relazione al tumore al pancreas, il tasso di sopravvivenza a 5 anni è ancora il più basso se si prendono in considerazione i tumori solidi (7%) e, secondo alcune previsioni, diventerà la seconda causa di morte correlata al cancro entro il 2030 nei paesi occidentali. La prognosi infausta per i pazienti con cancro del pancreas potrebbe essere principalmente attribuita alla limitata efficacia dei trattamenti chemioterapici classici attualmente approvati. Le difficoltà nel trattamento di questa neoplasia, infatti, stanno proprio nel fatto che si tratta di un tumore fortemente chemioresistente, oltre che nell’asintomaticità delle prime fasi della malattia, cosa che porta troppo spesso i pazienti a diagnosi tardive.
La ricerca oncologica – anche grazie allo sviluppo della medicina di precisione – sta andando sempre di più nella direzione della determinazione dei fattori implicati nella chemioresistenza. Non si indaga più, dunque, sulla singola cellula cancerosa ma si studia in modo particolare il microambiente tumorale, dove cellule di diversa natura “aiutano” e “supportano” il cancro nella crescita e nella resistenza ai trattamenti. In questo senso, la ricerca di biomarcatori [1] in grado di “segnalare” la presenza di un tumore e, a seconda della loro concentrazione, di indicarne lo stato assume un ruolo sempre più importante.
Recentemente, uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Verona e pubblicato nella rivista scientifica Clinical Cancer Research ha identificato un nuovo biomarcatore, chiamato IL8 (Interleuchina 8), utile come fattore predittivo di risposta ad un nuovo farmaco nanotecnologico sperimentale (nal-IRI), dedicato al trattamento dei pazienti affetti da cancro del pancreas in stadio avanzato.
Nello specifico, questo studio ha dimostrato come la semplice misurazione, nel plasma dei pazienti, del “fattore circolante IL8 sia il più importante indicatore dell’attivazione, nel tumore, di TAK1, una componente di una delle vie di segnalazione maggiormente responsabili di chemioresistenza in queste neoplasie e identificata proprio dal gruppo di ricerca veronese”, si legge in un comunicato pubblicato sul portale online dell’Università di Verona.
Il team di ricerca è stato diretto da Davide Melisi, oncologo della sezione di oncologia medica del dipartimento di medicina dell’università scaligera. “Il tumore del pancreas – ha spiegato Melisi – è la neoplasia umana maggiormente resistente ai trattamenti chemioterapici convenzionali. Le nanotecnologie hanno dato a oggi i migliori risultati sperimentali sia nel trattamento dei pazienti di nuova diagnosi che in quelli già trattati, ma avere a disposizione un biomarcatore che possa far decidere quale terapia possa essere più indicata è quanto mai indispensabile”.
La ricerca si è svolta in collaborazione con l’Istituto oncologico veneto di Padova e mediante la validazione del ruolo di IL8 in due differenti gruppi di pazienti affetti da carcinoma del pancreas avanzato. Entrambi i gruppi di pazienti arruolati in questo studio avevano un adenocarcinoma pancreatico avanzato confermato istologicamente o citologicamente, e sono stati precedentemente trattati con terapia a base di gemcitabina, ricevuta in ambiente localizzato o metastatico. Lo studio ha dimostrato che i pazienti con bassi livelli di Interleuchina 8 hanno avuto una sopravvivenza dalla diagnosi due volte più lunga se trattati con il farmaco nal-IRI rispetto al gruppo trattato in modo convenzionale.
Si tratta, dunque, di un punto di svolta nella cura del carcinoma del pancreas che spiana la strada ad una sperimentazione più intensa e capillare del farmaco nal-IRI e fa compiere un ulteriore passo alla medicina di precisione. “Oggi – ha commentato Melisi – il nuovo farmaco nanotecnologico nal-IRI è in sperimentazione clinica nel nostro reparto praticamente in tutti gli stadi di malattia. Per i pazienti con malattia avanzata, ma anche per quelli con malattia precoce e potenzialmente resecabile”.
[1] “Indicatore biologico, genetico o biochimico che può essere messo in relazione con l’insorgenza o lo sviluppo di una patologia, come la presenza di un agente infettivo o l’esistenza di un tumore. Un buon biomarcatore deve possedere alto valore prognostico e predittivo, ossia essere in grado di predire una malattia e di indirizzarla verso quei trattamenti che potrebbero avere maggior successo. In campo oncologico, per es., l’aumento della concentrazione dei biomarcatori può essere indicativo dello stato del tumore stesso e, quindi, rivelatore di particolari interventi terapeutici la cui efficacia, proprio attraverso la misurazione dei biomarcatori, può essere monitorata e valutata” (Treccani).
FONTI:
- Merz, V., Melisi D., t al., Plasma IL8 Is a Biomarker for TAK1 Activation and Predicts Resistance to Nanoliposomal Irinotecan in Patients with Gemcitabine-Refractory Pancreatic Cancer, in Clinical Cancer Research, 09/2020. Link: https://clincancerres.aacrjournals.org/content/26/17/4661
- Treccani, Enciclopedia della Scienza e della Tecnica, voce: “Biomarcatore”. Link: https://www.treccani.it/enciclopedia/biomarcatore_%28Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica%29/#:~:text=Indicatore%20biologico%2C%20genetico%20o%20biochimico,l’esistenza%20di%20un%20tumore.
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